L’anidride carbonica – conosciuta anche come biossido di carbonio o semplicemente CO2 – è un gas inodore, incolore e incredibilmente pericoloso. Più pesante dell’aria, viene prodotta in modo del tutto naturale dall’essere umano durante la respirazione. Tuttavia è anche il risultato della maggior parte dei processi di combustione.
L’importanza del monitoraggio dell’anidride carbonica nelle aziende vitivinicole risiede in una delle attività chiave: la fermentazione alcolica del mosto. Questa attività produce CO2. La dispersione del biossido di carbonio è favorita dalle comuni pratiche enologiche. La fermentazione è un processo che avviene in contenitori non ermetici, e che dunque permettono all’anidride carbonica di disperdersi nell’aria.
Pertanto il monitoraggio della CO2 nelle aziende vitivinicole deve essere considerato una pratica fondamentale, e andrebbe sempre svolto con adeguati sistemi di rivelazione gas.
Un’elevata concentrazione di biossido di carbonio può avere una delle seguenti conseguenze:
- un rilevante inquinamento degli spazi
- seri problemi respiratori, aumento della frequenza cardiaca
- persino decessi per asfissia.
I rischi dell’esposizione alla CO2 nella cantine vinicole: dove e quando avviene
I rischi di esposizione all’anidride carbonica nelle aziende vitivinicole sono concreti. La pratica di fermentazione del mosto produce notevoli quantità di CO2. Il pericolo si manifesta essenzialmente lavorando nei tini e nelle cantine. Inoltre, i punti più bassi degli impianti si rivelano particolarmente rischiosi poiché il biossido di carbonio, essendo più pesante dell’aria, tende a ristagnare al suolo.
Tuttavia, durante la fase di produzione dei vini si verificano altre operazioni che mettono a rischio gli operatori. Una di queste operazioni è l’estrazione delle vinacce dai tini di fermentazione al termine della svinatura. Questa è un’operazione che comporta l’introduzione dei lavoratori nei vasi per effettuare un’adeguata pulizia, con la conseguente esposizione sia a CO2 che a vapori etilici.
Un altro esempio è rappresentato dalla pulitura delle autoclavi. Nonostante sia effettuata prevalentemente dall’esterno, in via occasionale, può richiedere l’ingresso del lavoratore per la rimozione manuale di residui non diversamente asportabili.
Specialmente per gli operatori che effettuano queste attività su base regolare, anche il minimo calo di attenzione può contribuire a incrementare il pericolo. I lavoratori stagionali e occasionali potranno essere messi a rischio da un’insufficiente conoscenza dei rischi associati ai processi di fermentazione.
In termini numerici, si stima che almeno una vittima su tre resti intossicata durante il salvataggio. Si tratta dunque di rischi da non sottovalutare!
Come proteggersi dall’intossicazione da CO2 nelle aziende vitivinicole
La protezione dall’esposizione all’anidride carbonica nelle cantine vitivinicole è possibile grazie ad una costante ed efficiente ventilazione dei locali.
Inoltre, è essenziale poter beneficiare del monitoraggio continuo dei livelli i CO2 con specifici rivelatori di gas in tutte le aree della produzione. E’ opportuno prestare attenzione anche alle aree in cui si potrebbero verificare accumuli per insufficiente aerazione.
Ecco infine i valori di CO2 in cifre che è bene ricordare:
- 400-500 ppm è il contenuto di CO2 nell’aria pulita)
- 1000 ppm (0,1%): limite di comfort interno
- 5000 ppm (0,5%): valore massimo di esposizione secondo gli igienisti del lavoro (TLV-TWA)
- 10 000 ppm (1%): aumento della frequenza cardiaca e respiratoria
- 000 ppm (3%): problemi respiratori – valore di TLV-STEL, (15 min)
- 000 ppm (8%): crampi e svenimenti in pochi minuti
- 200 000 ppm (20%): incoscienza e morte in pochi secondi
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